Un
uomo di stelle
(Renzo
Zenobi)
Il
mattino è lo stesso nel fumo celeste dell'uomo che aspira.
A guardarlo diresti che il mare gli gonfia le vene
questo è un uomo che ha scelto le stelle.
Sono sceso sul corso
che la notte è già vecchia sulla coppia ben nuda
la ragazza è rimasta ai lenzuoli
con i loro segreti,
le donne che ho avuto non capiscono l'alba.
Se lo vedi dal mare il paese puoi
chiuderlo dentro la cartolina.
Questo legno che divide la schiuma porta l'uomo che è in
piedi
il cane gli affonda la chiglia ed abbaia
che non ha cagna.
In città aveva bene una moglie anche lui
in città c'è bisogno di luce
che i muri crepati
non lasciano il sole alle strade e alle piazze.
Ho incontrato quest'uomo che un cane
mi mordeva il calcagno
e la rosa la mano;
ho sprecato un amore che le mani le volevo più lisce
e sudavano sopra il cuore;
lui prendeva di coppe anche un po' del tramonto
e sentiva la terra dentro il vino marrone,
oggi uomini e carte confusi da sempre,
io comincio a impararli.
Siamo vecchi di secoli noi che andiamo
sui corsi nella notte finiti.
L'orecchio alla pietra, un ricordo d'infanzia, si ascolta fontane
anche io te lo giuro avrei scelto le stelle.
Ho scordato la strada
il ragazzo ha deviato per i campi e non corre
e indovina oltre gli alberi il mare,
anche lui senza pace.
Ho sognato in quei giorni una nave di bianco.
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